Costringe il figliastro 11enne ai lavori domestici: “Cenerentolo, se non pulisci il bagno sono botte”
Pulire il bagno, lavorare nel pollaio, spazzare il cortile. Sono soltanto alcuni dei compiti che un ragazzino del Frusinate era costretto a svolgere dal patrigno che lo chiamava Cenerentolo e lo obbligava a fare tutti i lavori domestici più umili. Il piccolo, figliastro della compagna, doveva agire senza lamentarsi, altrimenti il patrigno, un cinquantenne del Frusinate, avrebbe picchiato sia lui che la madre.
Il bambino aveva l'obbligo di compiere i lavori domestici per ripagarlo di "vitto e alloggio", in camera sua non poteva guardare la televisione o, più in generale, utilizzare la corrente elettrica. Persino i compiti per la scuola dovevano essere svolti di nascosto. La vicenda è arrivata in tribunale dove il patrigno, accusato di maltrattamenti aggravati nei confronti del piccolo e di sua madre, ormai ex moglie, è stato condannato a quattro anni di carcere.
Costretto ai lavori di casa prima della scuola dal patrigno
Una triste storia quella che riguarda il ragazzino e sua madre. Il padre del piccolo è morto in un incidente stradale prima ancora che lui nascesse. In seguito la donna ha conosciuto quello che sarebbe diventato il suo patrigno. All'inizio non c'era niente di anomalo nel loro rapporto. Ma con l'arrivo degli altri due figli della coppia le cose sono cambiate e ha iniziato a trattare il piccolo, figlio della compagna, come uno schiavo.
Costretto alle pulizie e a consumare i pasti con i minuti contati, non poteva neppure vedere la televisione. E, quando il televisore era acceso mentre si trovavano a tavola, come riportato dall'edizione locale de il Messaggero, il ragazzino era costretto a mettersi di spalle all'elettrodomestico per non vederla. Se soltanto il ragazzino avesse provato a ribellarsi, il cinquantenne avrebbe picchiato lui e la madre che, invece, provava a difendere il bambino oppure veniva chiuso e abbandonato in garage, per punizione.
I maltrattamenti alla compagna
Non soltanto il figlio, nel corso degli anni anche la donna è stata costretta a subire abusi e maltrattamenti. Non solo la minaccia di essere picchiata ogni volta che l'uomo obbligava il figlio a svolgere i lavori domestici, ma anche a vivere in uno stato di assoggettamento al compagno. Non poteva andare a fare la spesa o cucinare ciò che voleva il bambino: una volta, quando è successo, è stata massacrata di botte.
Il processo e la condanna al patrigno
Dopo cinque anni, la donna è riuscita a farsi forza e a scappare con il ragazzino. Ha sporto denuncia e, con l'aiuto degli operatori e delle operatrici di un centro antiviolenza locale, ha affrontato il processo alla fine del quale l'uomo è stato condannato ad quattro anni di carcere, all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e ad una provvisionale di 10 mila euro per la ex moglie e per il figliastro. Il risarcimento danni verrà quantificato in sede civile.